“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”.

Questo disse Henry Ford, imprenditore statunitense e co-fondatore della Ford Motor Company, nella prima metà del 1900.

Oggi, forse più di allora, la capacità di innovare sta soprattutto nella componente umana e nella creazione di valori condivisi che, grazie ad un lavoro di squadra, portano  armonia in azienda.

Martini Living Solutions ha fatto suo questo concetto, continuando a perfezionarlo e a metterlo in pratica negli anni.

Ora cercherò di spiegare brevemente il significato di “squadra” ed i vantaggi che la stessa può portare in azienda, per passare poi a capire come concretamente Fabio e Nicola siano riusciti a costruire la ‘loro squadra’, che sta facendo crescere esponenzialmente la Living.

Lavoro di gruppo o lavoro di squadra?

Spesso siamo portati a confondere il termine ‘gruppo’ con il termine ‘squadra’, che presuppongono invece due approcci diversi alla modalità lavorativa in azienda.

Le persone che lavorano insieme, all’interno di un gruppo, pur perseguendo gli stessi scopi, sono però maggiormente concentrate sulle proprie prestazioni. Questo può agire da stimolo a dare il meglio di se stessi, facendo emergere le proprie competenze, ma sviluppando anche la competitività e rischiando, così, di perdere di vista l’obiettivo comune.

Il lavoro di squadra è, invece, qualcosa di più strutturato e complesso.

Le persone che formano una ‘squadra’, possiedono competenze e capacità specifiche che si integrano perfettamente tra loro, riuscendo a creare un clima di cooperazione e di co-creazione di valore, fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi comuni. In pratica l’interesse di ciascuno è subordinato all’interesse della squadra e, soprattutto, dell’azienda.

Come disse Andrew Carnegie, “Il lavoro di squadra è la capacità di lavorare insieme per una visione comune. La capacità di dirigere il lavoro individuale verso gli obiettivi dell’intera organizzazione”.         

Da questo si evince che un gruppo di lavoro, per essere funzionale all’azienda, deve riuscire a realizzare un lavoro di squadra.

E la Living come è riuscita a raggiungere questo traguardo?

Fabio Martini, fondatore ed Amministratore e Nicola Doro, Direttore generale della Living, prima che soci in azienda, sono amici nella vita.

Mi spiegano che la loro conoscenza, avvenuta nel 2018 in maniera del tutto casuale, è stato il classico “colpo di fulmine”!

Da quell’incontro infatti, programmato per una consulenza estemporanea, è nata una condivisione di ideali e di strategie per il miglioramento dell’azienda, che ha portato in seguito ad una proficua collaborazione.

Qual è stata la parola chiave che ha dato vita al vostro rapporto lavorativo?

“I concetti, o meglio i valori, sui quali fin da subito ci siamo sentiti allineati” afferma Nicola Doro “sono stati la ‘crescita’ e lo ‘sviluppo’, intesi non solo nei confronti dell’azienda, ma anche e soprattutto a livello personale”.

“Oltre a questi” continua Nicola “grazie soprattutto alla lungimiranza di Fabio, la parola chiave che ha alimentato la mia passione per questo lavoro, è ‘collaborazione’. Ho condiviso con Fabio ogni scelta lavorativa fin da subito coltivando, nel contempo, una grande amicizia fuori dell’azienda. In poche parole noi siamo sempre stati più amici che colleghi”.

Quale strategia avete applicato, per essere riusciti a far crescere tanto, in così poco tempo, la Living?

“Non parlerei proprio di strategia” mi corregge Nicola “in quanto non è stata pianificata, ma è scaturita spontaneamente. Entrambi infatti sentivamo che ‘stare bene’ in azienda poteva essere sinonimo di efficienza e progresso, nonché di benessere personale, sia interno che esterno all’azienda stessa”.

Quando avete sentito la necessità di formare l’attuale gruppo?

“Dopo alcuni mesi di ‘rodaggio’, nei quali comunque la Living ha cominciato a svilupparsi, è sorta la necessità di far crescere la ‘nostra famiglia’ e quindi, gradualmente, abbiamo assunto del personale con competenze specifiche, per potenziare i vari ambiti aziendali”.

Ora Nicola ci presenta i membri della squadra, che definisce collaboratori e dei quali parleremo più approfonditamente nei prossimi articoli.

Giada, responsabile della segreteria organizzativa, era già presente prima che arrivassi io pertanto, anche se è la più giovane del gruppo, di fatto è la più ‘anziana’ all’interno della Living” ironizza Nicola.

“La seconda persona ad arrivare nei nostri uffici è stata Martina che, nonostante o forse grazie alla sua laurea in filosofia, ha dato un apporto di precisione e di sistematicità al ruolo amministrativo – contabile”.

“Successivamente e quasi contemporaneamente, sono arrivati Christian e Barbara”.

“Christian, ingegnere edile, grazie alle sue competenze si è rivelato un valido collaboratore, per quanto riguarda le pratiche per la detrazione e gli studi di fattibilità termo-tecnici, nonché un grande amico”.

“Barbara, infine, annoverando nel suo bagaglio un’esperienza pluriennale nel settore, riesce a svolgere un preciso ed accurato lavoro nell’ambito dei preventivi, degli ordini e della gestione delle commesse, oltre a manifestare tutta la sua gentilezza nei rapporti con i clienti”.

“Dal momento che la Living sta crescendo in modo, speriamo, inarrestabile…, entrerà fra poco a far parte del nostro gruppo anche un nuovo responsabile tecnico di cantiere”.

Come siete riusciti a trasformare il ‘gruppo’ di collaboratori in una ‘squadra’ affiatata?

Nicola e Fabio tengono a precisare che, gli ottimi risultati ottenuti a livello di crescita personale interna alla Living, non è solo ‘farina del loro sacco’, ma hanno recepito e messo in pratica i suggerimenti emersi durante il percorso in Accademia di formazione.

“Abbiamo sentito la necessità” conferma Nicola “di intraprendere noi per primi un percorso di crescita personale e valoriale, in modo da diventare esempio, per coinvolgere il nostro gruppo. Fabio ed io ci siamo quindi confrontati sui valori che ognuno di noi riteneva importanti e sono emersi i concetti di ‘crescita’ , ‘aiuto’ e ‘sostenibilità’.

Dopo questo primo step, abbiamo coinvolto i nostri collaboratori nella formazione, stimolandoli ad esternare i propri valori e, in seguito, quelli condivisi con il gruppo. A questo punto sono emersi gli stessi nostri valori prima citati, ai quali i ragazzi hanno aggiunto il ‘benessere’. Ovviamente anche per noi questo era importante, pur avendolo dato per scontato, visto che sullo stesso avevamo fondato il nostro rapporto di collaborazione” precisa Nicola.

“Completato il percorso, siamo riusciti ad allinearci tutti negli stessi ideali, trascritti poi nella ‘carta dei valori’, che chiunque può leggere entrando nei nostri uffici.  A questo punto, possiamo dire che il ‘gruppo’ si è trasformato in una ‘squadra’ unita ed affiatata, con uno spiccato senso di appartenenza alla Living” afferma con orgoglio Nicola. “Ed il monito costante che trapela, è che prima di ogni azione, sia verso l’interno che verso l’esterno dell’azienda (clienti, fornitori, partners,…), ciascuno si chieda se la stessa sia allineata con gli ideali propri e quindi della squadra. Questo per portare risultati di valore ed al contempo vivere in armonia l’ambiente lavorativo, contribuendo a mantenere alto il tono emozionale”.

“Ma ora basta parlare di noi” conclude Nicola, “e aspettiamo i prossimi articoli di questo blog, per dare voce ai nostri collaboratori, che formano la squadra vincente della Martini Living Solutions”.

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Piantare un albero aiuta il Pianeta: per questo motivo la nostra Azienda ha intrapreso un’iniziativa che mira a sensibilizzare le persone verso la questione ambientale.  Abbiamo deciso infatti di regalare a tutti i clienti un albero da piantare, di cui potranno poi seguire l’evoluzione e la crescita sulla piattaforma di Treedom.it.
Questo progetto va a completare il nostro percorso di riqualificazione energetica delle abitazioni nel territorio.
Infatti, se migliorare l’efficienza energetica degli edifici permette di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, regalare centinaia di alberi da piantare fa sì che l’anidride carbonica emessa venga riassorbita, chiudendo il cerchio!

Ma perché piantare un albero?

Sin da bambini ci hanno insegnato a scuola che gli alberi vivono e crescono grazie a tre elementi naturali fondamentali: energia solare, acqua ed anidride carbonica.
Da questi elementi, mediante il processo della fotosintesi clorofilliana, le piante producono il proprio nutrimento, fissando il carbonio nel terreno e rilasciando l’ossigeno nell’aria.
Sappiamo anche che l’eccesso di anidride carbonica accumulata nell’atmosfera, è la prima diretta responsabile dell’aumento dell’effetto serra e, quindi, dell’innalzamento della temperatura del pianeta.

A questo punto la risposta alla domanda iniziale è lampante: se gli alberi si nutrono catturando l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera, piantandone il più possibile ridurremo l’effetto serra e miglioreremo la qualità dell’aria che respiriamo.
Le piante, inoltre, rivestono anche un altro ruolo importante per la vita dell’uomo: intercettano le polveri sottili, molto dannose per le vie respiratorie e per l’apparato cardio-vascolare.

Quanta anidride carbonica può assorbire un albero?

Dipende da molti fattori: specie, età, altezza, tipo di chioma, contesto in cui l’albero viene piantato,…
Una pianta adulta – sostiene la Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Uno studio svolto presso l’Istituto di Biometeorologia di Bologna, ha analizzato 31 specie arboree in base alla loro capacità di assorbimento della CO2, con un valore medio annuo su 20 anni di vita.
La pianta “anti smog” per eccellenza è l’Acero Riccio, che è in grado di assorbire fino a 190 kg di CO2 in un anno; anche il tiglio, pianta presente ancora in molti nostri viali, rientra nella classifica ed è in grado di assorbire fino a 140 kg di CO2 in un anno.

Per fare una comparazione con l’emissione quotidiana di anidride carbonica, basti pensare che solamente fare una doccia, o far funzionare la lavastoviglie, comporta l’emissione di 1 kg di CO2!

Ma sono solamente i combustibili fossili i responsabili dell’aumento dell’effetto serra?

Assolutamente no! Il suolo costituisce il secondo serbatoio di carbonio, dopo gli oceani.
L’anidride carbonica presente in atmosfera, infatti, viene fissata dall’attività fotosintetica delle piante e da queste viene accumulata nel suolo sotto forma di sostanza organica, indispensabile per il loro nutrimento.

Se lasciato indisturbato, il carbonio si stabilizza e resta intrappolato nel suolo anche per migliaia di anni.
Da qui il riconoscimento, da parte delle convenzioni internazionali su desertificazione (Parigi, 1994), cambiamento climatico e biodiversità (Rio de Janeiro, 1992), del ruolo svolto dal suolo nel ciclo del carbonio.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente “circa la metà del carbonio è immagazzinata nel suolo delle foreste. Se le danneggiamo o le tagliamo, però, esse rilasciano nuovamente il carbonio nell’atmosfera.

È inoltre noto che l’aratura dei terreni agricoli accelera la decomposizione e la mineralizzazione della materia organica. Per mantenere il carbonio e i nutrienti all’interno del suolo, è necessario ridurre la lavorazione dei terreni, coltivando secondo il principio della rotazione del raccolto, utilizzando le cosiddette “colture da rinnovo” e lasciando i residui della coltivazione sulla superficie del suolo.
Infatti, lasciare i residui della coltivazione sulla superficie prima e durante la semina può contribuire a proteggere il suolo dall’erosione. Ridurre invece la lavorazione del suolo contribuisce a una minore frammentazione e rovesciamento dello stesso.
Analogamente l’agricoltura biologica, che prevede l’uso di concimi naturali, può ricostruire lo strato di carbonio organico situato in profondità sotto la superficie del suolo. Così facendo riduce i gas serra, poiché non fa ricorso a fertilizzanti chimici.

La FAO stima che le emissioni di CO2 per ettaro di terreno coltivato con metodi di agricoltura biologica siano inferiori del 48 %-66 %, rispetto ai gas serra generati da terreni coltivati con metodi tradizionali”.

In sintesi

Quando si danneggia il suolo o si abbattono gli alberi, si libera carbonio, che ritorna nell’atmosfera sotto forma di CO2, aumentando l’effetto serra.
Un terreno sano e vivo, ricco di vegetazione, assorbe acqua ed anidride carbonica. Quando lo distruggiamo le abbandona e si asciuga, avviando il processo di desertificazione ed alterando il microclima.

Come possiamo intervenire?

È palese che per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, dovuto all’alterazione dell’effetto serra, sono necessarie specifiche politiche governative. Serve inoltre mutare i nostri stili di vita, ma il cammino è lungo e presuppone un profondo cambiamento culturale.
Ecco perché è urgente affiancare ai processi di conversione ecologica, anche delle azioni che portino rapidamente ad un abbassamento dei livelli di CO2.
Piantare alberi è l’azione più semplice che si possa pensare e, anche se non risolve il problema nel suo complesso, può essere d’aiuto.
Attualmente, sulla Terra ci sono 5,5 miliardi di ettari di boschi (dati Fao).

Secondo il recente rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) per ridurre di 1,5 °C il riscaldamento globale entro il 2050, sarebbe necessario avere un miliardo di ettari in più di foreste.
Come serbatoi naturali del carbonio i boschi svolgono quindi un ruolo fondamentale, per il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati dal Protocollo di Kyoto.

Noi di Martini Living Solutions, vogliamo comunicare in modo concreto il nostro impegno ambientale, oltre che con l’azione quotidiana di riqualificazione energetica, anche donando un albero ai nostri clienti, passati, presenti e futuri.
Questi alberi verranno piantati in sei zone del mondo, dove la nostra foresta potrà contribuire a rendere il mondo sempre più verde e pulito, creando valore per l’intero pianeta, grazie anche alla vostra collaborazione.

Con la condivisione dell’articolo potrete divulgare questo messaggio, affinché possa sensibilizzare il maggior numero di persone a lasciare un ambiente più sano ai nostri figli.

Per approfondimenti sul nostro progetto, potrete visitare il sito https://www.treedom.net/it/organization/martini-living-solutions-srls/trees

 

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Blog

Dal 16 luglio il Decreto Rilancio si chiama Legge 77/2020 ed è pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha stilato in questi giorni la bozza dei decreti attuativi ed anche quest’ultima verrà pubblicata a brevissimo.

L’Agenzia delle Entrate è già entrata nel merito delle disposizioni attuative delle misure sull’efficientamento energetico degli edifici, con un’audizione del Direttore dell’Agenzia stessa.

A questo punto possiamo tranquillamente passare “dalla teoria alla pratica”!

È vero che dobbiamo aspettare che i decreti attuativi e le linee guida vengano pubblicati, ma nell’attesa qualcosa di operativo si può già fare.

Scelta dell’impresa costruttrice, sopralluogo, analisi energetica dell’immobile, individuazione e progettazione degli interventi, stesura del computo metrico, …

Prima però è utile conoscere nel dettaglio quali interventi di recupero del patrimonio edilizio o di efficienza energetica si possono attuare, godendo della detrazione del 110% e fino a quale massimale di spesa, alla luce delle modifiche introdotte.

Cosa è stato modificato rispetto al Decreto Rilancio uscito a maggio?

Ci sono alcune modifiche sostanziali, che balzano subito agli occhi, confrontando il Decreto di maggio e la Legge di luglio.

  1. I limiti di spesa, per riuscire a svolgere i lavori senza spendere soldi, sono stati abbassati e si potrà accedere alla detrazione del 110%, solo se viene accertata la congruità delle spese.

Ad esempio, per eseguire i lavori che rientrano nell’intervento trainante n. 1 (cappotto termico,  rifacimento tetto e sottotetto), abbinandone eventualmente altri, sono stati modificati i limiti di spesa per        ogni tipologia di immobile.

– € 50.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, funzionalmente indipendenti e che dispongono di un accesso autonomo dall’esterno.

– € 40.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;

– € 30.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

Anche per i lavori che rientrano nell’intervento trainante n. 2 (sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti), eventualmente abbinati ad altri di efficienza energetica, i limiti di                 spesa sono stati in parte modificati.

– € 30.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, funzionalmente indipendenti e che dispongono di un accesso autonomo dall’esterno.

– € 20.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari.

– € 15.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

  1. Non c’è più distinzione tra prima e seconda casa. In buona sostanza, la legge concede la possibilità di svolgere gli interventi fino ad un limite massimo di due unità immobiliari per ciascun proprietario.

(Per approfondimenti leggi l’articolo La mia casa rientra nel Superbonus?)

  1. Sono ammessi all’agevolazione del 110% anche gli interventi di demolizione e ricostruzione, con modifica della sagoma, ma senza aumento della volumetria dell’immobile.
  2. Se l’edificio è sottoposto a vincoli urbanistici, ambientali o dei beni culturali, per cui non sia possibile eseguire gli interventi trainanti, la detrazione potrà essere applicata a tutti gli altri lavori di efficienza energetica, anche se non eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi trainanti stessi.
  3. Non è concesso accedere alle detrazioni fiscali, se riguardano interventi che ne hanno già beneficiato, eseguiti da un tempo inferiore ai dieci anni dalla data di fine lavori.

Come vengono calcolati i prezzi, per definire la “congruità delle spese”?

I tecnici abilitati certificano il rispetto dei requisiti previsti, sulla base del progetto e della sua effettiva realizzazione, nonché della congruità delle spese sostenute dall’1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, naturalmente con bonifici parlanti.

Riguardo a questo, si fa riferimento ai prezzari predisposti dalla Regione nella quale vengono effettuati i lavori, oppure ai listini delle locali camere di commercio oppure ai prezzi correnti di mercato.

Si possono eseguire interventi di efficienza energetica diversi dal cappotto o dalla caldaia, con la detrazione al 110%?

Ai lavori “trainanti”, cioè il cappotto termico e la sostituzione dell’impianto di riscaldamento, possono essere abbinati tutti gli altri interventi di efficienza energetica previsti dal precedente ecobonus.

Ad esempio si possono sostituire gli infissi, installare le schermature solari, coibentare i cassonetti, sistemare la facciata, con la detrazione del 110%. Questo a patto che tali lavori siano abbinati ad almeno uno dei due interventi trainanti di cui sopra.

Inoltre devono rispettare i requisiti minimi previsti dai precedenti decreti ed assicurare il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio, considerando nel complesso tutti gli interventi effettuati.

Cosa si può iniziare a fare, in attesa delle linee guida dell’Agenzia delle Entrate?

  • Una prima operazione da avviare è l’analisi dell’immobile da riqualificare.

È necessario verificare il tipo di edificio e le relative caratteristiche energetiche, impiantistiche e strutturali, mediante un sopralluogo con l’ingegnere, che produrrà un attestato di prestazione energetica (APE).

Oltre a una diagnosi degli aspetti costruttivi, servirà anche una diagnosi delle questioni burocratiche.

È fondamentale, infatti, capire se vi sia conformità dal punto di vista urbanistico, edilizio e amministrativo.

  • Si può procedere poi con una simulazione degli interventi da effettuare, per capire se saranno sufficienti per l’aumento di due classi energetiche, criterio indispensabile per accedere alla detrazione.
  • Infine si passerà alla progettazione, con la redazione del computo metrico e relative quotazioni, rispettando i massimali di spesa previsti per ciascun intervento.

Se non si ha il tempo di seguire i lavori e tantomeno l’iter burocratico, come si può fare?

Per rendere più agevoli i lavori è consigliabile contattare imprese che abbiano la possibilità di svolgere tutti gli interventi autonomamente, avvalendosi di professionisti nei vari settori, compreso quello burocratico.

In poche parole esistono due formule che rendono la vita del cliente più serena:

  • INTERVENTO CHIAVI IN MANO
  • SCONTO IN FATTURA DELLA DETRAZIONE

Noi di Martini Living Solutions, con il nostro entourage di professionisti, siamo strutturati per seguire tutto l’iter operativo, burocratico e fiscale, dal primo sopralluogo al collaudo di fine cantiere.

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Coibentazione Termica

Negli articoli precedenti abbiamo esaminato le varie opportunità offerte dal Superbonus, contenuto negli articoli 119 e 121 del Decreto Rilancio (Superbonus: risparmio e sostenibilità).

Ma al di là di tante parole, ci sono alcune domande che tutti noi ci poniamo, per capire se possiamo beneficiarne e come ci dobbiamo muovere in maniera concreta.

La mia casa rientra negli incentivi del Superbonus al 110%?

Analizziamo le diverse tipologie di abitazione che potranno beneficiare dell’incentivo, con parametri diversi, come vedremo più avanti.

  1. Edifici unifamiliari, indipendenti, escluse le ville, i castelli e le case di lusso, cioè quegli immobili che il catasto individua nelle classi A1, A8 e A9.
  2. Unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno (bifamiliari, trifamiliari,…, case a schiera)
  3. Unità immobiliari situate all’interno di condomini, a patto che i lavori trainanti vengano eseguiti da tutto il condominio.
  4. Seconda casa, sia unifamiliare che situata all’interno di un condominio.

Praticamente c’è la possibilità di svolgere gli interventi con un limite massimo di due unità immobiliari per ciascun proprietario.

Quali interventi posso effettuare per accedere agli incentivi del Superbonus al 110%? 

Ci sono due interventi di riqualificazione energetica, definiti trainanti, che rientrano nelle agevolazioni del 110%. Possono essere effettuati anche singolarmente ed agiscono da “traino” per altri interventi secondari, che beneficeranno della medesima agevolazione, se eseguiti congiuntamente ad uno di essi.

  1. Isolamento termico delle superfici opache verticali (cappotto), orizzontali e inclinate (tetto e sottotetto), che interessano più del 25% dell’involucro totale dell’edificio.
  2. Sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria, a condensazione o a pompa di calore.

Sono compresi gli impianti ibridi o geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo.

Se eseguiremo almeno uno di questi due interventi nella nostra casa, potremo aggiungerne altri, rispettando ovviamente i limiti di spesa stabiliti e beneficiare così dell’incentivo al 110%.

In sostanza potremo installare una colonnina di ricarica per veicoli elettrici, sostituire gli infissi, installare le schermature solari,… integrando le spese in quelle di un intervento trainante.

E se non posso eseguire i lavori, per i vincoli culturali, paesaggistici o urbanistici?

Nel caso in cui gli interventi trainanti non possano essere eseguiti, perché vietati dai vincoli dei beni culturali e paesaggistici o dai regolamenti edilizi, urbanistici e ambientali, la detrazione del 110% si applica a tutti gli interventi di efficienza energetica, anche se non eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi trainanti.

Qual è il limite di spesa detraibile, per gli interventi di riqualificazione energetica?

Se eseguiamo dei lavori che rientrano nell’intervento trainante n. 1 (cappotto termico, coibentazione tetto e sottotetto), abbinandone eventualmente altri, i limiti di spesa, sul totale dei lavori, si differenziano per tipologia di immobile.

  • € 50.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, funzionalmente indipendenti e che dispongono di un accesso autonomo dall’esterno.
  • € 40.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • € 30.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

Anche per i lavori che rientrano nell’intervento trainante n. 2 (sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti), i limiti di spesa, sul totale dei lavori, si differenziano per tipologia di immobile.

  • € 30.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, funzionalmente indipendenti e che dispongono di un accesso autonomo dall’esterno.
  • € 20.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • € 15.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

Per l’installazione dell’impianto solare fotovoltaico connesso alla rete elettrica, invece, la detrazione al 110% spetta fino ad un ammontare complessivo delle spese non superiore ad € 48.000. È indispensabile però che l’installazione dello stesso sia eseguita congiuntamente ad uno degli interventi trainanti.

Se la spesa supera il limite stabilito, posso utilizzare anche altri tipi di bonus a compensazione?

Questo punto verrà chiarito dalle linee guida dell’Agenzia delle Entrate, ma se funziona come per le detrazioni precedenti (ristrutturazioni e riqualificazione energetica), che non erano cumulabili, si presume di no.

Se la mia casa non rientra negli incentivi del Superbonus, come posso fare?

Per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2020, si può beneficiare di altre detrazioni fiscali per interventi sulla casa.

  • Ecobonus, per interventi finalizzati al risparmio energetico, con detrazioni del 50 o del 65%, a seconda dei lavori eseguiti (infissi, impianti di riscaldamento e raffrescamento, cappotto,…)
  • Incentivi per restauro e ristrutturazione edilizia, con una detrazione del 50% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare.
  • Connesso a questa c’è il bonus mobili, ossia l’agevolazione del 50% per l’acquisto di mobili nuovi e grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+. Questi devono essere destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione, per il quale si sia usufruito della detrazione Irpef.
  • Bonus verde, detrazione del 36% sulle spese sostenute per una serie di interventi di sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione. Va calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare ad uso abitativo, comprensivo delle eventuali spese di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi.
  • Bonus facciate,ossia la possibilità di detrarre il 90% delle spese documentate relative agli interventi edilizi finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici.

E il pagamento dei lavori come funziona?

Possiamo scegliere fra tre opzioni:

  1. Pagare l’importo totale dei lavori all’impresa esecutrice e ricevere il rimborso del credito di imposta maturato (110%), in 5 anni da parte dello Stato.
  2. Cedere il credito di imposta alla banca, ricevere una somma di denaro pari al 100% dell’importo lavori e pagare direttamente l’impresa.
  3. Cedere il credito di imposta all’impresa, la quale a sua volta lo cederà alla banca, ricevendo da essa la liquidità per eseguire i lavori. A quel punto, l’impresa potrà applicarci uno sconto in fattura, pari al 100% del totale ivato.

Per approfondimenti su questa tematica, leggi l’articolo La cessione del credito spiegata a mia mamma.

Ci sono dei criteri da rispettare per rientrare nel Superbonus?

Oltre ai limiti di spesa prima citati, ai fini dell’accesso alla detrazione gli interventi devono rispettare

  • i requisiti minimi previsti dai decreti precedenti, ovvero le norme riguardanti ecobonus e sismabonus.
  • I lavori devono assicurare il miglioramento  di  almeno  due classi  energetiche  dell’edificio  oppure,  se  non  possibile,  il conseguimento  della  classe  energetica  più alta. Questo dovrà essere dimostrato mediante  l’attestato  di  prestazione  energetica  (A.P.E).
  • Asseverazione della congruità delle spese sostenute, facendo riferimento ai prezzari predisposti dalla Regione in cui vengono effettuati i lavori.
  • Infine  le spese per gli interventi devono essere sostenute, con bonifici parlanti, nel periodo che va dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021.

Tuttavia si attende il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, che definirà le modalità attuative delle disposizioni contenute nel Decreto e che dovrà uscire entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

Valutando i tempi tecnici necessari affinché questo poderoso ingranaggio possa finalmente funzionare, con ogni probabilità dovremo attendere settembre.

(Articolo aggiornato il 18/07/2020, in base al  Ddl n. 1874, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34)

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Negli articoli precedenti abbiamo parlato degli interventi ammessi dal Decreto Rilancio, per poter beneficiare della detrazione del 110% (Superbonus: risparmio e sostenibilità).

Abbiamo cercato anche di scoprire quali sono le motivazioni che hanno spinto il Governo a confezionare un incentivo così importante (Superbonus 110%: ma sarà tutto vero?).

Tuttavia, parlando con i nostri clienti, ci siamo resi conto che un altro aspetto  fondamentale della normativa non era del tutto chiaro: qual è la differenza tra cessione del credito e sconto in fattura?

Partiamo dalle basi: cos’è la detrazione?

La premessa è che, bene o male, siamo tutti debitori nei confronti dello Stato.

La detrazione è un importo che possiamo detrarre (o sottrarre) dal debito che abbiamo nei confronti dello Stato (le tasse da pagare).

Nell’ambito degli interventi edilizi e di efficientamento energetico, la detrazione rappresenta il diritto di ottenere un credito di imposta nei confronti dell’erario. Questo potrà essere utilizzato negli anni successivi all’intervento nell’abitazione, per compensare le tasse da pagare in fase di dichiarazione dei redditi.

Nel caso della sola sostituzione di serramenti, ad esempio, si matura un credito di imposta pari al 50% dell’importo pagato per l’esecuzione dell’opera, che potrà essere recuperato in 10 anni.

Domanda da un milione di euro: la detrazione può essere goduta da tutti?

Il diritto a detrarre (ovvero il credito di imposta) si configura al momento della firma del preventivo per i lavori da eseguire, tuttavia non tutte le persone potranno beneficiarne.

  1. Se ad esempio non ho un reddito sufficientemente elevato, non pagherò abbastanza tasse da giustificare la compensazione del credito di imposta (credito di imposta > tasse da pagare).
  2. In altri casi, invece, il reddito è sufficientemente alto, ma la persona ha già eseguito dei lavori di riqualificazione energetica ed ha portato in detrazione una somma tale da “riempire il cassetto fiscale” (credito di imposta precedente = tasse da pagare = cassetto fiscale pieno).
Niente paura… nulla è perduto!

Vista l’esigenza del Governo di incentivare i lavori di riqualificazione energetica (vedi Superbonus 110%: ma sarà tutto vero?), questo problema andava risolto. Se così non fosse stato, infatti, i soggetti che non potevano godere della detrazione, di fatto, non avrebbero eseguito i lavori.

Ecco che con la finanziaria 2017, l’Agenzia delle Entrate ha introdotto un nuovo personaggio nella storia delle Detrazioni: la cessione del credito d’imposta per i lavori di riqualificazione energetica (per approfondire, rimandiamo alla lettura delle linee guida emanate dall’A.D.E. il 18 maggio 2018 https://www.informazionefiscale.it/IMG/pdf/circolare_agenzia_delle_entrate_

numero_11_e_18_maggio_2018_ecobonus.pdf).

Ma come funzionava prima del Decreto Rilancio?

Come abbiamo visto prima, la detrazione rappresenta di fatto un diritto del contribuente ad esigere dei soldi dallo Stato, diventandone quindi creditore.

Grazie al nuovo provvedimento, anche chi non poteva godere di tale beneficio, avrebbe potuto cedere questo diritto ad un altro soggetto.

A quel punto, il cliente si rivolgeva all’impresa chiedendo: “posso pagarti con il mio bel credito di imposta?”.

Per ovvi motivi, una piccola-media impresa non aveva la capacità finanziaria di eseguire i lavori a fronte di uno sgravio fiscale. Così, pur di non perdere il lavoro, prendeva questo credito, andava dal suo fornitore e gli chiedeva: “ciao fornitore, non è che posso pagarti i materiali con un bel credito di imposta?”.

La circolare dell’Agenzia delle Entrate, infatti, dava la possibilità di cedere questo credito per ben due volte (cliente>impresa>fornitore), a patto che anche il secondo soggetto fosse collegato ai lavori di riqualificazione energetica (https://www.ilsole24ore.com/art/ecobonus-cessionari-solo-qualificati-AERpFCsE).

Vi lasciamo indovinare quale fosse la risposta del fornitore…

Ecco che una grande opportunità stava diventando un ostacolo!

Ma ancora una volta lo scenario si arricchì di nuovi personaggi.

Trattandosi di lavori di riqualificazione energetica, infatti, gli unici soggetti idonei a ricevere la cessione del credito, nel secondo passaggio, erano i Gruppi gas e luce. I motivi sono semplici:
– si qualificavano come addetti ai lavori, grazie al loro operare nel mondo dell’energia
– avevano abbastanza tasse da poter compensare (parliamo di fatturati a nove zeri)
– avevano una capacità finanziaria elevata per poter pagare materiali e manodopera, attendendo comodamente di rientrare della spesa in 10 anni.

Questi colossi hanno quindi fondato delle ESCo (Energy Service Company) che di fatto diventavano partner dell’impresa esecutrice, accollandosi il credito d’imposta del cliente ed assicurando alla stessa impresa la liquidità per eseguire i lavori.

Tutto questo però aveva un costo e, alla fine dell’operazione, il cliente proprietario dell’immobile e primo beneficiario del credito, perdeva circa il 20% della detrazione che gli sarebbe spettata.

Se, ad esempio, l’intervento prevedeva una detrazione del 65%, il cliente avrebbe potuto percorrere due diverse strade:
– Pagare il 100% delle opere e portare a casa il 65% della spesa in 10 anni
– Cedere il credito alle ESCo, in cambio di uno sconto del 45% (valore credito 65% – costo operazione 20%)

Le grandi novità del Decreto Rilancio dal punto di vista fiscale

Con il Decreto Rilancio del 19 maggio 2020, viene introdotto il Superbonus, che potenzia il precedente Ecobonus, con importanti novità dal punto di vista fiscale.

  1. Aumento della detrazione fiscale al 110%.

Per avere una panoramica di tutti gli interventi ammessi a questa detrazione, leggi l’articolo Superbonus: risparmio e sostenibilità.

  1. Sgravio fiscale in cinque anni, anziché in dieci come nei precedenti bonus.

Per fare un esempio: se l’importo dei lavori è di € 50.000, si disporrà di un credito di € 55.000 (110%), che vedremo rientrare nelle nostre tasche a tranches di € 11.000 l’anno per 5 anni.

  1. Inserimento delle banche e di altri intermediari finanziari, nella lista dei soggetti a cui poter cedere il credito.
  2. Sconto in fattura da parte dell’impresa, pari (presumibilmente, ma attendiamo i decreti attuativi) al 100% dell’importo dei lavori.

Il vantaggio per il cliente

Con questo Decreto, qualunque sia la decisione del cliente sull’utilizzo della detrazione, nella peggiore delle ipotesi rientrerà con il 100% dell’importo dei lavori, che saranno quindi GRATUITI!

Prima di questa legge, come abbiamo visto, il costo di attuazione della cessione del credito corrispondeva ad un importo pari al 20% della detrazione, dal momento che i soggetti che ne guadagnavano erano due: la Esco e il gruppo che stava dietro di essa (Enel, Eni, ecc..)

Cedendo il credito ad una banca, invece, avremo la possibilità di interloquire con un unico soggetto, dimezzando il costo di attuazione della cessione del credito.

In definitiva, quali sono le possibilità per il cliente?

  1. Pagare l’importo totale dei lavori all’impresa esecutrice e ricevere il rimborso del credito di imposta maturato (110%) in 5 anni da parte dello Stato.
  2. Cedere il credito di imposta alla banca, ricevere una somma di denaro pari al 100% dell’importo lavori e pagare direttamente l’impresa.
  3. Cedere il credito di imposta all’impresa, la quale a sua volta lo cederà alla banca ricevendo da essa la liquidità per eseguire i lavori. A quel punto, l’impresa potrà applicare uno sconto in fattura al cliente, pari al 100% del totale ivato.

Ora che abbiamo chiarito il meccanismo delle detrazioni fiscali e della cessione del credito, la domanda che sorge spontanea è:

come ci dobbiamo muovere?

Per le modalità applicative della parte fiscale del Decreto Rilancio, si dovranno aspettare le linee guida dell’Agenzia delle Entrate, che usciranno a breve (…si spera!)

I vantaggi per la comunità

La nuova detrazione d’imposta al 110% della spesa sostenuta per la riqualificazione energetica, costituisce dunque un fattore importante sia dal punto di vista fiscale, che sotto altri aspetti.

  1. Incentivo per le famiglie a svolgere interventi qualificanti sulle abitazioni, senza spendere denaro.
  2. Sensibilizzazione verso la salvaguardia dell’ambiente, diminuendo la dispersione energetica e di conseguenza l’emissione di CO2.
  3. Garanzia di una qualità di vita migliore dentro e fuori casa.
  4. Spinta alla ripresa delle attività imprenditoriali connesse al settore edile, consentendo di ottenere un credito di imposta maggiore delle spese sostenute, o di aumentare la liquidità in azienda, con la cessione del credito ad altri soggetti.

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Quotidianamente i mass media ed i social ci propongono offerte invitanti, per indurci all’acquisto dei prodotti più svariati, a costi  veramente appetibili. Spesso la tentazione di provare è forte, ma se riflettiamo un attimo viene spontaneo chiederci: “Sarà tutto vero?”.

Probabilmente molti avranno avuto la stessa sensazione, quando è stato annunciato il Superbonus un’occasione talmente interessante, da non sembrare vera.

Stiamo parlando infatti di una detrazione maggiore dell’importo totale di spesa (110%),  con la possibilità, addirittura, di cedere il credito e quindi di eseguire lavori importanti GRATUITAMENTE!

Le motivazioni del Superbonus

Leggendo i commenti al Decreto Rilancio del 19 maggio 2020, convertito in Legge il 16 luglio 2020, troveremo alcune motivazioni che spiegano l’origine di questo mega incentivo.

  1. Rilanciare un settore, quello edile, fortemente in crisi da alcuni anni ed ulteriormente penalizzato in questi ultimi mesi.
  2. Riqualificare energeticamente le abitazioni, procurando benessere e risparmio in bolletta a chi vi risiede.
  3. Salvaguardare l’ambiente, diminuendo le emissioni di CO2, riducendo gli sprechi ed utilizzando energia rinnovabile.

Nicola Doro, socio dell’Azienda Martini Living Solutions, che ha fatto della sostenibilità e del comfort nelle abitazioni la propria mission, propone un’altra chiave di lettura.

Gli obiettivi del Superbonus hanno radici più profonde 

Innanzitutto non dobbiamo dimenticare, che la manovra del Governo non nasce da un’intuizione del nostro Parlamento.  È la conseguenza di Direttive che partono dall’Unione Europea, come concretizzazione del Protocollo di Kyoto e dell’Accordo di Parigi.

Quando si parla di rilancio dell’edilizia, viene spontaneo chiedersi “perché solo l’edilizia? In fin dei conti ci sono molte altre attività produttive stremate da tre mesi di lockdown”.

In realtà la ripartenza di questo settore e di tutto il suo indotto, permetterà di rispettare gli altri due obiettivi, veri motori di questa manovra.

Consideriamo, per prima cosa, che quasi il 50% del consumo finale di energia nell’Unione Europea, viene impiegato per il riscaldamento ed il raffreddamento. Di questo circa l’80% viene utilizzato negli edifici.

Si evince come l’Unione cerchi di concentrare gli sforzi nel rinnovare il proprio patrimonio immobiliare, dando priorità all’efficienza energetica e prendendo in considerazione l’impiego di energie rinnovabili. Questo produce un beneficio a cascata sulle persone che, abitando in case riqualificate energeticamente, possono godere di livelli di comfort e di benessere più elevati, risparmiando sulle spese per l’energia.

Tali misure sono contenute nella Direttiva del Parlamento Europeo n. 844/2018 che l’Italia, come Stato membro, è tenuta a rispettare.

Cos’è il Pacchetto Clima/Energia 20-20-20?

L’obiettivo cardine di questa manovra è la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, sancito dal Protocollo di Kyoto e che l’UE ha concretizzato, inizialmente, con il Pacchetto Clima/Energia 20-20-20, valido dal 2013 fino al 2020.

Questo piano è volto a conseguire una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, un incremento del 20% di fonti di energia rinnovabili ed un aumento del 20 % del risparmio energetico, entro il 2020.

Quando terminerà questo periodo di impegni, si applicherà l’Accordo di Parigi (siglato nel 2016) e l’obiettivo vincolante, per gli Stati dell’UE, sarà quello di ridurre di almeno il 40% (rispetto ai valori del 1990) le emissioni di gas a effetto serra, entro il 2030.

Ecco perché dobbiamo fidarci del Superbonus

La Direttiva Europea n. 844/2018, definisce dunque gli impegni improrogabili, anche dell’Italia, per rispettare gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto e dall’Accordo di Parigi.

Si legge che “per conseguire un patrimonio edilizio altamente decarbonizzato e ad alta efficienza energetica… gli Stati membri dovrebbero fornire linee guida chiare”.

E ancora “ gli incentivi per le ristrutturazioni dell’efficienza energetica negli edifici, dovrebbero essere attivamente promossi dagli Stati membri”.

Infine “promuovere la parità di accesso ai finanziamenti, anche per l’edilizia sociale e per le famiglie”.

Si capisce da questo che il Superbonus edilizia non è solo un’opportunità, che l’Italia offre ai suoi cittadini, ma una vera e propria necessità, al fine di non incorrere nelle sanzioni previste, per non avere rispettato gli obblighi internazionali.

Vale la pena citare anche il fatto che i dieci miliardi messi in campo per i lavori di riqualificazione energetica, potrebbero diventare altrettanti euro in detrazioni fiscali, rappresentando delle imposte che lo Stato non avrebbe mai incassato.

Si tratta infatti di interventi che probabilmente, in gran parte, non sarebbero mai stati avviati senza questa spinta della cessione del credito fiscale. Ottenere uno sconto in fattura, tale da azzerarne il saldo, non è certo come detrarne una parte in dieci anni!

Il nostro punto di vista su Ambiente ed Impegno civico

Nicola Doro conclude con un’altra riflessione, che avvalora la sua tesi riguardo l’affidabilità di questo super incentivo.

Riqualificare energeticamente la nostra abitazione, con uno o più interventi che vadano a ridurre l’emissione di CO2, sostituendo eventualmente la vecchia energia proveniente da fonti fossili, con energia rinnovabile, non è solo una maniera per risparmiare e vivere in modo più sano, ma è anche un impegno civico di tutti noi.

Salvaguardare l’ambiente deve essere infatti un nostro obiettivo quotidiano, anche con semplici gesti, come la riduzione degli sprechi di energia, la diminuzione dei rifiuti e l’utilizzo prevalente di materiali naturali.

Adesso abbiamo la possibilità di farlo “in grande”, ottenendo in cambio dei benefici concreti, quindi vale sicuramente la pena cogliere questa opportunità.

Ovviamente dobbiamo agire nel rispetto delle norme, avvalendoci della consulenza di operatori seri ed affidabili, per non rischiare di sprecare un’occasione davvero irripetibile”.

(Articolo aggiornato il 18/07/2020, in base al  Ddl n. 1874, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34)

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Cos’è il Superbonus Edilizia 110%?

Gli articoli 119 e 121 del Ddl n. 1874, di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, denominato Decreto Rilancio, introducono un’ incredibile opportunità. Tutti i cittadini che intendono migliorare le prestazioni energetiche della propria casa, potranno beneficiare del Superbonus al 110%! Si tratta, fondamentalmente, di un ampliamento della detrazione ammissibile per ecobonus e sismabonus. Questa potrà essere recuperata in 5 anni nella dichiarazione dei redditi, oppure si potrà cedere il credito ad una banca o trasformarlo in sconto in fattura (leggi La cessione del credito spiegata a mia mamma). 

Una così importante manovra mira al raggiungimento di tre macro obiettivi.

  • Riqualificare energeticamente le abitazioni, procurando benessere e risparmio in bolletta a chi vi risiede.
  • Salvaguardare l’ambiente, diminuendo le emissioni di Co2, riducendo gli sprechi ed utilizzando energia rinnovabile.
  • Dare una boccata d’ossigeno al settore edile e a tutto il suo indotto, fortemente penalizzati in questi mesi, ma già da tempo in difficoltà.

Quali interventi si devono eseguire per rientrare nel Superbonus?

Innanzitutto vediamo in quali immobili si possono effettuare i lavori di riqualificazione energetica.

  1. Edifici unifamiliari, indipendenti, escluse le ville, i castelli e le case di lusso, cioè quegli immobili che il catasto individua nelle classi A1, A8 e A9.
  2. Unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno (bifamiliari, trifamiliari,…, case a schiera)
  3. Unità immobiliari situate all’interno di condomini, a patto che i lavori trainanti vengano eseguiti da tutto il condominio.
  4. Seconda casa, sia unifamiliare che situata all’interno di un condominio.

Praticamente c’è la possibilità di svolgere i lavori con un limite massimo di due unità immobiliari per ciascun proprietario.

Elenchiamo ora gli interventi ammessi, sia nelle abitazioni indipendenti, che nei condomini.

  • Isolamento termico delle superfici opache verticali (cappotto), orizzontali e inclinate (tetto e sottotetto), che interessano più del 25% dell’involucro totale dell’edificio.
  • Sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria, a condensazione o a pompa di calore.

In linea generale, l’aliquota del 110% si applica anche a tutti gli  altri  interventi   di   efficientamento   energetico (impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica, riscaldamento a pavimento, infissi, facciate, schermature solari, ecc…) , a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi sopra citati.

Attenzione!

Se questi ultimi interventi vengono effettuati da soli, i bonus mantengono le vecchie aliquote.

Il bonus facciate, per esempio, offre una detrazione del 90%, mentre la sostituzione degli infissi del 50%.

Quando entrerà in vigore il Superbonus?

Per accedere alla detrazione maggiorata, le spese per l’intervento dovranno essere sostenute nel periodo che va dall’ 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, mediante bonifici parlanti.

Tuttavia si attende il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, che definirà le modalità attuative delle disposizioni contenute nel Decreto e che dovrà uscire entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione.

Quali sono i requisiti da rispettare per beneficiare del Superbonus?

  • Garantire i requisiti minimi previsti dai decreti precedenti, ovvero le norme riguardanti ecobonus e sismabonus.
  • Rimanere entro i limiti di spesa stabiliti per ciascun intervento.
  • I lavori dovranno assicurare il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio, oppure il raggiungimento della  classe  energetica  più alta. Questo dovrà essere dimostrato mediante  l’attestato  di  prestazione  energetica  (A.P.E).
  • Asseverazione della congruità delle spese sostenute, facendo riferimento ai prezzari predisposti dalla Regione in cui vengono effettuati i lavori.

Quali sono i limiti di spesa per gli interventi incentivabili?

In riferimento ai limiti di spesa, il Decreto Rilancio prevede una suddivisione della detrazione complessiva in 5 quote annuali di pari importo, rispettando i tetti massimi di spesa per ogni singola categoria di intervento.

Se eseguiamo dei lavori che rientrano nell’intervento trainante n. 1 (cappotto termico, coibentazione tetto e sottotetto), abbinandone eventualmente altri, i limiti di spesa, sul totale dei lavori, si differenziano per tipologia di immobile.

  • € 50.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, funzionalmente indipendenti e che dispongono di un accesso autonomo dall’esterno.
  • € 40.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • € 30.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

Anche per i lavori che rientrano nell’intervento trainante n. 2 (sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti), i limiti di spesa, sul totale dei lavori, si differenziano per tipologia di immobile.

  • € 30.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, funzionalmente indipendenti e che dispongono di un accesso autonomo dall’esterno.
  • € 20.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • € 15.000, moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio, per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

Per l’installazione dell’impianto solare fotovoltaico connesso alla rete elettrica, invece, la detrazione al 110% spetta fino ad un ammontare complessivo delle spese non superiore ad € 48.000. È indispensabile però che l’installazione dello stesso sia eseguita congiuntamente ad uno degli interventi trainanti.

Tali massimali comprendono le spese relative allo smaltimento ed alla bonifica dell’impianto sostituito.

 Da chi può essere utilizzato il Superbonus?

Dai condòmini (a patto che i lavori riguardino tutto lo stabile);

Dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni;

con un limite massimo di due unità immobiliari per ciascun proprietario.

Detrazione, cessione del credito d’imposta o sconto in fattura?

Per usufruire del Superbonus ci sono tre possibilità.

1 – Il beneficiario può portare in detrazione la spesa sostenuta maggiorata del 10% e quindi recuperarla in 5 anni nella dichiarazione dei redditi. Ad esempio, se l’importo dei lavori è di € 50.000, disporrà di un credito di € 55.000, pari ad € 11.000 l’anno per 5 anni.

2 – Cessione del credito: invece di attendere diversi mesi per godere del beneficio fiscale, il cliente può monetizzarlo immediatamente, “cedendo” il suo valore ad un soggetto terzo, che potrà essere anche una banca o una società finanziaria.

3 – Sconto in fattura: il fornitore applica direttamente uno sconto in fattura del 100%, acquisendo il credito di imposta derivante dall’intervento.

Questo importantissimo incentivo permetterà anche alle famiglie che non possono anticipare grosse cifre, di riqualificare la propria abitazione, per renderla più confortevole e sicura, risparmiando sulle bollette e contribuendo a salvaguardare l’ambiente.

La cosa importante è affidarsi ad un’azienda qualificata, che possa consigliare il cliente nella scelta migliore e proporre una fase progettuale ponderata, oltre ad un pool di esperti che offrano un servizio chiavi in mano, evitando spiacevoli problemi sia durante i lavori, che dopo!

Per avere maggiori informazioni, chiamaci e ti offriremo una consulenza gratuita, proponendoti le soluzioni più adatte alla tua abitazione.

(Articolo aggiornato il 18/07/2020, in base al  Ddl n. 1874, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34)

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Le serre bioclimatiche, dette anche serre “solari” o “captanti”, sono gli spazi ottenuti mediante la chiusura, con vetrata trasparente, di logge o terrazze.

Possono anche essere costruite di sana pianta, appoggiandole direttamente alla facciata della casa, che però deve essere esposta a sud-est o a sud-ovest.

Questi spazi chiusi devono essere unicamente finalizzati al risparmio energetico e conformi alle prescrizioni dettate dalle normative vigenti, che si diversificano da Comune a Comune.

Da dove nasce la serra bioclimatica?

Le serre bioclimatiche non sono certo una novità, anche se da noi si stanno diffondendo solo negli ultimi anni, grazie allo sviluppo della bioedilizia e delle pratiche di efficientamento energetico.

Già i Romani le utilizzavano nell’hortus (orto), per favorire e proteggere la crescita di alcuni tipi di piante.

Nel tempo, poi, il concetto di serra si è sviluppato, per adeguarsi alle mutate esigenze non solo produttive, ma anche sociali.

Nei paesi nordici, infatti, sono molto diffuse, ad esempio  in Germania si chiamano Wintergarten,  che significa «giardino d’inverno». Sono locali che consentono di godere di qualche ora di sole, anche durante la rigida stagione invernale e possono essere allestiti come dei veri e propri giardini.

Serra bioclimatica = veranda?

Anche se i materiali utilizzati e la tipologia di montaggio possono essere simili, la serra bioclimatica  non è una veranda!

Infatti la serra deve rispondere obbligatoriamente a caratteristiche precise, per poter essere identificata come una costruzione in bioedilizia, con i vantaggi che ne derivano.

La veranda, invece, che ha avuto il suo momento di massimo splendore negli anni ‘50/’60, veniva costruita per riparare l’ingresso, o per chiudere un balcone, su qualsiasi parete dell’immobile.

Inoltre, di solito, era l’ambiente meno coibentato della casa, quindi il posto dove faceva caldissimo d’estate e freddissimo d’inverno, rendendone impossibile l’utilizzo per le persone.

Quali sono le caratteristiche di una serra bioclimatica?

Vediamo nel dettaglio le caratteristiche tecniche che deve avere una serra bioclimatica, per essere in linea con le norme in vigore.

Orientamento

È indispensabile installarla con orientamento a sud-est o a sud-ovest, con il lato sud di riferimento.

Materiali ed impianti

Deve essere coperta da superfici in vetro ad alta efficienza, che consentano l’irraggiamento solare, limitando la dispersione termica. Le pareti non possono essere dotate di sistemi fissi di schermatura dai raggi del sole. È comunque possibile prevederne di mobili durante la stagione calda (tende, veneziane, pannelli, piante), da collocare preferibilmente all’esterno, per una maggiore efficacia.  La struttura portante può essere in legno, PVC o alluminio, ovviamente certificati e di qualità, l’importante è che si inserisca armonicamente nell’edificio in cui viene collocata.   La serra bioclimatica non deve essere dotata di impianto di riscaldamento, né di raffrescamento. Sarà utile però strutturarla in modo che la superficie vetrata permetta diversi stadi di apertura e di chiusura, regolabili a seconda della temperatura esterna.

Dimensioni serra e superficie vetrata

La superficie lorda della serra bioclimatica non può eccedere il 10% della superficie dell’edificio, o dell’unità immobiliare, a servizio della quale viene realizzata. In pratica la serra non può determinare la formazione di un nuovo locale abitabile e dovrà avere dimensioni inferiori a quelle minime stabilite per una camera (superficie di 9 mq o larghezza di 2 m. o altezza di m 2,70).  La superficie vetrata deve ricoprire almeno il 70% della superficie totale della serra e deve essere apribile per almeno un terzo della sua superficie.

Certificazione risparmio energetico e permessi per l’installazione

La specifica finalità del risparmio energetico deve essere certificata con una relazione tecnica. Questa dovrà valutare il guadagno energetico (differenza in positivo tra la soluzione con e senza serra bioclimatica)  dell’intero alloggio riscaldato. Il guadagno energetico può variare dal 5% al 25% del fabbisogno di energia e tutti i calcoli devono essere sviluppati secondo le norme UNI 10344 e 10349.   Le serre bioclimatiche, in quanto definite “locali tecnici” (al pari di una centrale termica, in quanto accumulano calore) non costituiscono un volume in aggiunta a quello esistente. Devono comunque rispettare il Regolamento Urbanistico, per quanto riguarda le altezze, le distanze dai confini, dai fabbricati, etc.

Quali sono i vantaggi di una serra bioclimatica?

Installare una serra bioclimatica per chiudere un porticato, un balcone o anche solo per creare uno spazio esterno riparato, appoggiato ad una facciata della casa, rappresenta senza dubbio un valore aggiunto!

Ma quali sono i vantaggi in termini di risparmio, comfort, sostenibilità  e, perché no, estetica, che una serra bioclimatica può apportare alla nostra abitazione?

1. Risparmio energetico e, quindi, nella bolletta! 

La serra bioclimatica cattura l’energia solare ed accumula il calore (effetto serra), che poi trasferisce ai locali adiacenti, contribuendo al loro riscaldamento ed al risparmio di energia.

Le serre si distinguono in tre tipologie, in base alla modalità di trasferimento del calore, dalla serra stessa all’interno della casa. Serra a scambio radiante, quando la superficie di separazione tra la serra e l’ambiente interno è costituita da una parete non isolata, che funge da accumulatore di calore, trasferendolo poi nel locale adiacente. Serra a guadagno diretto, quando la superficie di divisione può essere rimossa in gran parte, o totalmente, ad esempio attraverso ampi serramenti scorrevoli.  In questo modo il guadagno termico avviene direttamente dentro lo spazio abitato. Serra a scambio convettivo, quando lo scambio di calore tra la serra e l’ambiente interno avviene attraverso dei serramenti e/o aeratori posti alla base e alla sommità della superficie di separazione.

Oltre al risparmio diretto in bolletta, grazie ad un minor dispendio di energia, c’è però anche quello indiretto della detrazione fiscale. La serra bioclimatica, infatti, rientra nel Bonus casa, come specificato dall’ENEA, che riguarda gli interventi edilizi e tecnologici, comportanti risparmio energetico.

Questi sono ammessi alle detrazioni fiscali del 50%, ai sensi dell’art. 16 bis del DPR 917/86 (TUIR).  

2. Comfort aumentato per tutta la famiglia! 

La serra bioclimatica è un locale aggiuntivo alla casa, che permette di trascorrere qualche  ora di relax in un ambiente termoregolato, caldo d’inverno e fresco d’estate. La sua struttura in vetro, con schermature mobili, consente poi,  a piacere, di sentirsi a contatto con l’ambiente esterno, oppure di preservare la propria privacy.

3. Sostenibilità per rispettare l’ambiente! 

La serra bioclimatica rientra a pieno titolo nella bioedilizia e consente di ridurre fino al 20% le emissioni di CO2, con un considerevole risparmio di energia. Consente infatti di riscaldare la propria casa, o una parte di essa usando, al posto dei combustibili fossili, l’energia naturale per eccellenza, quella del sole.   Grazie alla sua struttura in vetro, poi, si integra perfettamente nel contesto ambientale e, se corredata di piante e fiori, può diventare un vero e proprio giardino perenne.

Infine, cosa da non sottovalutare, unendo tutti questi vantaggi al fattore estetico della serra, può aumentare notevolmente il valore economico della nostra casa nel mercato immobiliare!

 

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Fonte: https://www.edilportale.com/news/2020/01/ambiente/la-serra-bioclimatica-che-migliora-la-prestazione-energetica-degli-edifici_74484_52.html

Con l’imminente arrivo della bella stagione, ciascuno di noi sogna di avere un luogo, esterno alla casa e ben riparato, per poter trascorrere qualche ora all’aperto in assoluto benessere.

Sia che si disponga di un giardino, che anche solo di un terrazzo, esistono delle pratiche soluzioni per creare uno spazio confortevole dove poter pranzare, rilassarsi con un bel libro o semplicemente riposarsi.

Ma vediamole nello specifico.

La pergola, o pergolato, è la soluzione più “rustica”, che ben si adatta a case di campagna, ma che si può installare anche in un giardino o in un ampio terrazzo in città.

La sua funzione principale, oltre che decorativa, è di ombreggiamento naturale, grazie alle piante rampicanti aggrappate ai suoi tralicci.

È costituita da un’impalcatura di legno, di bambù o di alluminio, intorno alla quale si fanno crescere piante rampicanti come il gelsomino, il glicine, le rose, …

La scelta delle piante, però, deve tenere conto non soltanto dell’ombreggiatura nel periodo estivo, ma anche dell’irraggiamento della luce solare nel periodo invernale.

Pertanto, se la pergola è esposta a sud e serve a riparare ampie vetrate della casa, si possono utilizzare piante sempreverdi, che schermano la luce del sole troppo diretta.

In caso contrario sono da prediligere piante a foglia caduca, che consentono d’inverno un buon irraggiamento solare nell’abitazione, contribuendo anche ad un riscaldamento passivo.

Ma la pergola necessita di autorizzazioni per essere costruita?

Per rispondere a questa domanda, bisogna innanzitutto non confondere una pergola con una tettoia.

Quest’ultima infatti prevede una copertura fissa, di qualsiasi materiale e non facilmente amovibile, per cui necessita di permessi per l’installazione.

La pergola, invece, è completamente aperta e idonea a sostenere piante rampicanti o a costituire struttura ombreggiante, per cui rientra nelle attività di libera edilizia (cfr. D.M. 2 marzo 2018).

Questo  anche se la struttura è ancorata al suolo  perché, secondo una sentenza del Consiglio di Stato,  tale “ancoraggio si palesa comunque necessario, onde evitare che l’opera, soggetta all’incidenza degli agenti atmosferici, si traduca in un elemento di pericolo per la privata e pubblica incolumità”.

 

La pergotenda, come la pergola, è semplice, economica e facile da rimuovere.

Per questo motivo anch’essa non incide sul profilo della casa e non crea nuova cubatura. Pertanto non richiede autorizzazioni, trattandosi di attività di libera edilizia.

Si tratta di una soluzione per gli spazi esterni che unisce le classiche tende da sole, alla struttura di una pergola con pilastri.

Può essere in legno o in metallo ed è dotata di tende in tessuto, retraibili a scorrimento e ad impacchettamento, con movimentazione manuale o motorizzata.

Questo permette il controllo del soleggiamento in maniera più “personalizzata”, rispetto al semplice pergolato verde, che invece è fisso e stagionale.

La pergotenda, è comunque un sistema di copertura molto versatile, che si integra perfettamente in qualsiasi contesto abitativo.

Può essere autoportante, o fissata ad una parete esterna esistente, in base al tipo di abitazione, nonché al gusto estetico personale.

Il telo di copertura può variare dal tessuto in acrilico o in poliestere,  per proteggere dai raggi UV in estate, alla soluzione in PVC.

Quest’ultima è ignifuga, impermeabile ed estremamente flessibile, agendo anche da riparo e protezione dagli agenti atmosferici.

 

La pergola bioclimatica, infine, con struttura in alluminio dal design innovativo, è la soluzione più completa, che permette di sfruttare lo spazio esterno con qualsiasi tempo.

Si tratta infatti della versione moderna del classico gazebo, dal quale però si differenzia per alcune importanti caratteristiche.

Prima fra tutte, la parte superiore della pergola bioclimatica è costituita da un sistema di lamelle frangisole orientabili fino a 90°. Grazie al fatto che sono retraibili e ad impacchettamento, anche questo tipo di copertura rientra nella libera edilizia.

Tale sistema a lamelle permette di variare, in maniera automatizzata, sia l’intensità della luce del sole, sia la naturale circolazione dell’aria. Si verrà in questo modo a creare un microclima ideale all’interno della pergola.

In caso di pioggia le lamelle si chiudono completamente, garantendo una protezione totale, grazie anche allo scarico dell’acqua inserito nelle gambe di sostegno.

Se poi si desidera un riparo anche dal vento, è possibile aggiungere un sistema di chiusura verticale con tende o vetri facilmente rimovibili, per godere di questo spazio anche nei periodi meno caldi.

La pergola bioclimatica può essere installata in giardino, per creare un’oasi di relax, oppure in continuità con l’abitazione, quindi adiacente la stessa.

In quest’ultimo caso, oltre alla funzione estetica e di comfort, la pergola offre altri due vantaggi da non sottovalutare.

Innanzitutto il risparmio energetico, infatti protegge la parete dai raggi solari, favorendo una temperatura più fresca all’interno dell’abitazione e contribuendo a diminuire la spesa per la climatizzazione.

In secondo luogo, la detrazione fiscale del 50%!

Installando la pergola nel lato della casa rivolto a sud, per generare efficienza energetica, è infatti possibile recuperare buona parte della spesa.

Uno spazio esterno creato per donare comfort e benessere a tutta la famiglia, può quindi aumentare il valore estetico dell’abitazione, facendo risparmiare sulla bolletta!

Se poi vogliamo una struttura che ci permetta di usufruire di tutti questi vantaggi anche nella stagione invernale, contribuendo in più al riscaldamento di una parte della casa, dobbiamo passare alla serra bioclimatica, chiamata anche serra solare o captante.

Ma questa è un’altra storia e merita un articolo specifico, che pubblicheremo prossimamente.

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“L’Ego dice: quando ogni cosa sarà a posto, mi sentirò in pace.

L’anima dice: trova la tua pace ed ogni cosa andrà al suo posto…”           massima Zen

Questo difficile periodo della storia italiana, costellato da eventi dolorosi e da restrizioni via via sempre più limitanti, può comunque aiutarci a comprendere molte cose della vita, dipende solo dal punto di vista con cui lo analizziamo.

Fino a qualche settimana fa eravamo travolti da un vortice, dove il lavoro, il successo, il denaro, gli impegni sociali, la cura della nostra immagine,… ci scandivano il tempo. A fatica riuscivamo a ricavarne per la famiglia, per gli amici, per la casa, per noi stessi!

Poi un giorno ci siamo dovuti fermare. Niente più colazione al bar o cene al ristorante, annullate tutte le gite fuori porta e qualsiasi tipo di viaggio. Questo crescendo ha trovato il suo culmine con la sospensione della maggior parte delle attività lavorative.

Uscendo nel balcone o, per i più fortunati, in giardino, gli unici rumori che giungono alle nostre orecchie sono le chiacchiere dei vicini, il cinguettio degli uccellini o l’abbaiare di qualche cane.

Non ci sono più aerei in cielo, se non ad alta quota e si vedono ben poche auto per la strada. Qualche passante con il cane o con la borsa della spesa si affretta verso casa, quasi sentendosi in colpa per esserne uscito.

Con uno scenario del genere vi chiederete come si possa vedere il bicchiere mezzo pieno e come si faccia a ricavarne qualche insegnamento.

Invece si può e dobbiamo cercare di approfittare di questo momento, in cui il mondo ha rallentato il suo ritmo, per tornare ad essere presenti, a vivere il “qui ed ora”.

Innanzitutto pensiamo al fatto di avere ritrovato una tranquillità che non conoscevamo da tempo.

Ora finalmente riusciamo a ricavare gli spazi per noi stessi e per i nostri cari, a rallentare i ritmi frenetici imposti dal lavoro e dalla società e ad assaporare un buon libro o un bel film. Stiamo riscoprendo valori autentici, che avevamo quasi dimenticato e rimpiazzato con altri più effimeri, “per stare al passo con i tempi”.

Complice la bella stagione, possiamo trascorrere qualche ora in giardino o in terrazzo, godendo dello spettacolo che la natura ci offre.

Le piante, che un mese fa sembravano prive di vita, oggi sono ricoperte di gemme e fiori, anche quelle che vediamo lungo le strade, con le radici imbrigliate in una morsa di cemento.

Ma perché le piante rinvigoriscano bisogna curarle, annaffiarle, estirpare le erbacce che ne tolgono il nutrimento,…

Così è per noi! Riusciremo a sconfiggere questo nemico invisibile e ritorneremo alla “vita normale”, ma dobbiamo prima prenderci cura di noi stessi e del Pianeta. Dobbiamo ricercare nuovi equilibri e modificare alcuni atteggiamenti ormai consolidati.

Rimanendo costretti ad un isolamento forzato a casa, ci siamo resi sicuramente conto di come certe abitudini, considerate irrinunciabili, possano essere cambiate, senza grandi ripercussioni nella nostra vita.

Ad esempio, per molti di noi si è aperto il mondo dello smartworking che, in taluni casi, ha portato ad una maggiore produttività, visto l’ambiente più sereno, meno stressante e meno affollato nel quale si svolge. Questa potrebbe essere una soluzione da adottare anche post emergenza, magari per qualche giorno alla settimana e porterebbe a numerosi vantaggi, sia per l’azienda che per il lavoratore.

Infatti il minor utilizzo dei mezzi di trasporto per gli spostamenti produrrà un minor inquinamento atmosferico. Il maggior tempo dedicato alla famiglia, genererà più tranquillità personale. Il conseguente minore stress, porterà ad una maggior efficienza lavorativa.

Ci siamo accorti anche che possiamo fare la spesa una volta la settimana, riducendo gli spostamenti e prendendoci il tempo necessario per acquistare con consapevolezza.

Cosa significa?

Innanzitutto ridurre gli sprechi, quindi comprare solo le cose necessarie e con scadenza non inferiore ad una settimana. In secondo luogo ridurre i rifiuti, cercando i prodotti con minor imballaggio, preferendo la carta alla plastica e prediligendo addirittura i prodotti sfusi, come i detersivi.

Se poi siamo fortunati ad avere un giardino o un piccolo orto, oppure anche semplicemente un terrazzo, possiamo coltivare ortaggi e frutta da consumare direttamente. Contribuiremo così ad un’alimentazione più sana per la famiglia e ad un’aria più pulita intorno alla nostra casa (cfr. articolo precedente).

Infine ci siamo resi conto che avere più tempo a disposizione per leggere un libro, cucinare un piatto particolare, giocare con i nostri figli, o anche solo per pensare in assoluta solitudine rilassa la mente, la nutre, la rigenera e ci procura benessere psico-fisico.

Ovviamente questi sono solo alcuni esempi di quello che di buono possiamo ricavare da una situazione tanto drammatica. Ognuno di noi reagirà a suo modo e potrà trovare altre soluzioni, per contrastare la noia o l’ansia che sta provando.

La cosa più importante, però, è maturare la consapevolezza che un’esperienza così forte ci ha sicuramente segnato, nel bene o nel male.

Dovremmo riflettere e fare tesoro dei nostri comportamenti di oggi, seppur imposti, per tornare in modo consapevole alla “normalità” di domani.

Sarà indispensabile instaurare rapporti interpersonali genuini, per contrastare il clima di diffidenza che in questo periodo si è venuto a creare.

Dovremmo, infine, cercare di ascoltare il messaggio che ci sta inviando la Natura, per non ripercorrere gli errori di “prima”, ma affrontare il “dopo” con un nuovo stile di vita, che tenga conto del benessere nostro, degli altri e del Pianeta.

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