LA CESSIONE DEL CREDITO SPIEGATA A MIA MAMMA

Negli articoli precedenti abbiamo parlato degli interventi ammessi dal Decreto Rilancio, per poter beneficiare della detrazione del 110% (Superbonus: risparmio e sostenibilità).

Abbiamo cercato anche di scoprire quali sono le motivazioni che hanno spinto il Governo a confezionare un incentivo così importante (Superbonus 110%: ma sarà tutto vero?).

Tuttavia, parlando con i nostri clienti, ci siamo resi conto che un altro aspetto  fondamentale della normativa non era del tutto chiaro: qual è la differenza tra cessione del credito e sconto in fattura?

Partiamo dalle basi: cos’è la detrazione?

La premessa è che, bene o male, siamo tutti debitori nei confronti dello Stato.

La detrazione è un importo che possiamo detrarre (o sottrarre) dal debito che abbiamo nei confronti dello Stato (le tasse da pagare).

Nell’ambito degli interventi edilizi e di efficientamento energetico, la detrazione rappresenta il diritto di ottenere un credito di imposta nei confronti dell’erario. Questo potrà essere utilizzato negli anni successivi all’intervento nell’abitazione, per compensare le tasse da pagare in fase di dichiarazione dei redditi.

Nel caso della sola sostituzione di serramenti, ad esempio, si matura un credito di imposta pari al 50% dell’importo pagato per l’esecuzione dell’opera, che potrà essere recuperato in 10 anni.

Domanda da un milione di euro: la detrazione può essere goduta da tutti?

Il diritto a detrarre (ovvero il credito di imposta) si configura al momento della firma del preventivo per i lavori da eseguire, tuttavia non tutte le persone potranno beneficiarne.

  1. Se ad esempio non ho un reddito sufficientemente elevato, non pagherò abbastanza tasse da giustificare la compensazione del credito di imposta (credito di imposta > tasse da pagare).
  2. In altri casi, invece, il reddito è sufficientemente alto, ma la persona ha già eseguito dei lavori di riqualificazione energetica ed ha portato in detrazione una somma tale da “riempire il cassetto fiscale” (credito di imposta precedente = tasse da pagare = cassetto fiscale pieno).
Niente paura… nulla è perduto!

Vista l’esigenza del Governo di incentivare i lavori di riqualificazione energetica (vedi Superbonus 110%: ma sarà tutto vero?), questo problema andava risolto. Se così non fosse stato, infatti, i soggetti che non potevano godere della detrazione, di fatto, non avrebbero eseguito i lavori.

Ecco che con la finanziaria 2017, l’Agenzia delle Entrate ha introdotto un nuovo personaggio nella storia delle Detrazioni: la cessione del credito d’imposta per i lavori di riqualificazione energetica (per approfondire, rimandiamo alla lettura delle linee guida emanate dall’A.D.E. il 18 maggio 2018 https://www.informazionefiscale.it/IMG/pdf/circolare_agenzia_delle_entrate_

numero_11_e_18_maggio_2018_ecobonus.pdf).

Ma come funzionava prima del Decreto Rilancio?

Come abbiamo visto prima, la detrazione rappresenta di fatto un diritto del contribuente ad esigere dei soldi dallo Stato, diventandone quindi creditore.

Grazie al nuovo provvedimento, anche chi non poteva godere di tale beneficio, avrebbe potuto cedere questo diritto ad un altro soggetto.

A quel punto, il cliente si rivolgeva all’impresa chiedendo: “posso pagarti con il mio bel credito di imposta?”.

Per ovvi motivi, una piccola-media impresa non aveva la capacità finanziaria di eseguire i lavori a fronte di uno sgravio fiscale. Così, pur di non perdere il lavoro, prendeva questo credito, andava dal suo fornitore e gli chiedeva: “ciao fornitore, non è che posso pagarti i materiali con un bel credito di imposta?”.

La circolare dell’Agenzia delle Entrate, infatti, dava la possibilità di cedere questo credito per ben due volte (cliente>impresa>fornitore), a patto che anche il secondo soggetto fosse collegato ai lavori di riqualificazione energetica (https://www.ilsole24ore.com/art/ecobonus-cessionari-solo-qualificati-AERpFCsE).

Vi lasciamo indovinare quale fosse la risposta del fornitore…

Ecco che una grande opportunità stava diventando un ostacolo!

Ma ancora una volta lo scenario si arricchì di nuovi personaggi.

Trattandosi di lavori di riqualificazione energetica, infatti, gli unici soggetti idonei a ricevere la cessione del credito, nel secondo passaggio, erano i Gruppi gas e luce. I motivi sono semplici:
– si qualificavano come addetti ai lavori, grazie al loro operare nel mondo dell’energia
– avevano abbastanza tasse da poter compensare (parliamo di fatturati a nove zeri)
– avevano una capacità finanziaria elevata per poter pagare materiali e manodopera, attendendo comodamente di rientrare della spesa in 10 anni.

Questi colossi hanno quindi fondato delle ESCo (Energy Service Company) che di fatto diventavano partner dell’impresa esecutrice, accollandosi il credito d’imposta del cliente ed assicurando alla stessa impresa la liquidità per eseguire i lavori.

Tutto questo però aveva un costo e, alla fine dell’operazione, il cliente proprietario dell’immobile e primo beneficiario del credito, perdeva circa il 20% della detrazione che gli sarebbe spettata.

Se, ad esempio, l’intervento prevedeva una detrazione del 65%, il cliente avrebbe potuto percorrere due diverse strade:
– Pagare il 100% delle opere e portare a casa il 65% della spesa in 10 anni
– Cedere il credito alle ESCo, in cambio di uno sconto del 45% (valore credito 65% – costo operazione 20%)

Le grandi novità del Decreto Rilancio dal punto di vista fiscale

Con il Decreto Rilancio del 19 maggio 2020, viene introdotto il Superbonus, che potenzia il precedente Ecobonus, con importanti novità dal punto di vista fiscale.

  1. Aumento della detrazione fiscale al 110%.

Per avere una panoramica di tutti gli interventi ammessi a questa detrazione, leggi l’articolo Superbonus: risparmio e sostenibilità.

  1. Sgravio fiscale in cinque anni, anziché in dieci come nei precedenti bonus.

Per fare un esempio: se l’importo dei lavori è di € 50.000, si disporrà di un credito di € 55.000 (110%), che vedremo rientrare nelle nostre tasche a tranches di € 11.000 l’anno per 5 anni.

  1. Inserimento delle banche e di altri intermediari finanziari, nella lista dei soggetti a cui poter cedere il credito.
  2. Sconto in fattura da parte dell’impresa, pari (presumibilmente, ma attendiamo i decreti attuativi) al 100% dell’importo dei lavori.

Il vantaggio per il cliente

Con questo Decreto, qualunque sia la decisione del cliente sull’utilizzo della detrazione, nella peggiore delle ipotesi rientrerà con il 100% dell’importo dei lavori, che saranno quindi GRATUITI!

Prima di questa legge, come abbiamo visto, il costo di attuazione della cessione del credito corrispondeva ad un importo pari al 20% della detrazione, dal momento che i soggetti che ne guadagnavano erano due: la Esco e il gruppo che stava dietro di essa (Enel, Eni, ecc..)

Cedendo il credito ad una banca, invece, avremo la possibilità di interloquire con un unico soggetto, dimezzando il costo di attuazione della cessione del credito.

In definitiva, quali sono le possibilità per il cliente?

  1. Pagare l’importo totale dei lavori all’impresa esecutrice e ricevere il rimborso del credito di imposta maturato (110%) in 5 anni da parte dello Stato.
  2. Cedere il credito di imposta alla banca, ricevere una somma di denaro pari al 100% dell’importo lavori e pagare direttamente l’impresa.
  3. Cedere il credito di imposta all’impresa, la quale a sua volta lo cederà alla banca ricevendo da essa la liquidità per eseguire i lavori. A quel punto, l’impresa potrà applicare uno sconto in fattura al cliente, pari al 100% del totale ivato.

Ora che abbiamo chiarito il meccanismo delle detrazioni fiscali e della cessione del credito, la domanda che sorge spontanea è:

come ci dobbiamo muovere?

Per le modalità applicative della parte fiscale del Decreto Rilancio, si dovranno aspettare le linee guida dell’Agenzia delle Entrate, che usciranno a breve (…si spera!)

I vantaggi per la comunità

La nuova detrazione d’imposta al 110% della spesa sostenuta per la riqualificazione energetica, costituisce dunque un fattore importante sia dal punto di vista fiscale, che sotto altri aspetti.

  1. Incentivo per le famiglie a svolgere interventi qualificanti sulle abitazioni, senza spendere denaro.
  2. Sensibilizzazione verso la salvaguardia dell’ambiente, diminuendo la dispersione energetica e di conseguenza l’emissione di CO2.
  3. Garanzia di una qualità di vita migliore dentro e fuori casa.
  4. Spinta alla ripresa delle attività imprenditoriali connesse al settore edile, consentendo di ottenere un credito di imposta maggiore delle spese sostenute, o di aumentare la liquidità in azienda, con la cessione del credito ad altri soggetti.

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