PERCHÈ PIANTARE UN ALBERO AIUTA IL PIANETA

Piantare un albero aiuta il Pianeta: per questo motivo la nostra Azienda ha intrapreso un’iniziativa che mira a sensibilizzare le persone verso la questione ambientale.  Abbiamo deciso infatti di regalare a tutti i clienti un albero da piantare, di cui potranno poi seguire l’evoluzione e la crescita sulla piattaforma di Treedom.it.
Questo progetto va a completare il nostro percorso di riqualificazione energetica delle abitazioni nel territorio.
Infatti, se migliorare l’efficienza energetica degli edifici permette di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, regalare centinaia di alberi da piantare fa sì che l’anidride carbonica emessa venga riassorbita, chiudendo il cerchio!

Ma perché piantare un albero?

Sin da bambini ci hanno insegnato a scuola che gli alberi vivono e crescono grazie a tre elementi naturali fondamentali: energia solare, acqua ed anidride carbonica.
Da questi elementi, mediante il processo della fotosintesi clorofilliana, le piante producono il proprio nutrimento, fissando il carbonio nel terreno e rilasciando l’ossigeno nell’aria.
Sappiamo anche che l’eccesso di anidride carbonica accumulata nell’atmosfera, è la prima diretta responsabile dell’aumento dell’effetto serra e, quindi, dell’innalzamento della temperatura del pianeta.

A questo punto la risposta alla domanda iniziale è lampante: se gli alberi si nutrono catturando l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera, piantandone il più possibile ridurremo l’effetto serra e miglioreremo la qualità dell’aria che respiriamo.
Le piante, inoltre, rivestono anche un altro ruolo importante per la vita dell’uomo: intercettano le polveri sottili, molto dannose per le vie respiratorie e per l’apparato cardio-vascolare.

Quanta anidride carbonica può assorbire un albero?

Dipende da molti fattori: specie, età, altezza, tipo di chioma, contesto in cui l’albero viene piantato,…
Una pianta adulta – sostiene la Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Uno studio svolto presso l’Istituto di Biometeorologia di Bologna, ha analizzato 31 specie arboree in base alla loro capacità di assorbimento della CO2, con un valore medio annuo su 20 anni di vita.
La pianta “anti smog” per eccellenza è l’Acero Riccio, che è in grado di assorbire fino a 190 kg di CO2 in un anno; anche il tiglio, pianta presente ancora in molti nostri viali, rientra nella classifica ed è in grado di assorbire fino a 140 kg di CO2 in un anno.

Per fare una comparazione con l’emissione quotidiana di anidride carbonica, basti pensare che solamente fare una doccia, o far funzionare la lavastoviglie, comporta l’emissione di 1 kg di CO2!

Ma sono solamente i combustibili fossili i responsabili dell’aumento dell’effetto serra?

Assolutamente no! Il suolo costituisce il secondo serbatoio di carbonio, dopo gli oceani.
L’anidride carbonica presente in atmosfera, infatti, viene fissata dall’attività fotosintetica delle piante e da queste viene accumulata nel suolo sotto forma di sostanza organica, indispensabile per il loro nutrimento.

Se lasciato indisturbato, il carbonio si stabilizza e resta intrappolato nel suolo anche per migliaia di anni.
Da qui il riconoscimento, da parte delle convenzioni internazionali su desertificazione (Parigi, 1994), cambiamento climatico e biodiversità (Rio de Janeiro, 1992), del ruolo svolto dal suolo nel ciclo del carbonio.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente “circa la metà del carbonio è immagazzinata nel suolo delle foreste. Se le danneggiamo o le tagliamo, però, esse rilasciano nuovamente il carbonio nell’atmosfera.

È inoltre noto che l’aratura dei terreni agricoli accelera la decomposizione e la mineralizzazione della materia organica. Per mantenere il carbonio e i nutrienti all’interno del suolo, è necessario ridurre la lavorazione dei terreni, coltivando secondo il principio della rotazione del raccolto, utilizzando le cosiddette “colture da rinnovo” e lasciando i residui della coltivazione sulla superficie del suolo.
Infatti, lasciare i residui della coltivazione sulla superficie prima e durante la semina può contribuire a proteggere il suolo dall’erosione. Ridurre invece la lavorazione del suolo contribuisce a una minore frammentazione e rovesciamento dello stesso.
Analogamente l’agricoltura biologica, che prevede l’uso di concimi naturali, può ricostruire lo strato di carbonio organico situato in profondità sotto la superficie del suolo. Così facendo riduce i gas serra, poiché non fa ricorso a fertilizzanti chimici.

La FAO stima che le emissioni di CO2 per ettaro di terreno coltivato con metodi di agricoltura biologica siano inferiori del 48 %-66 %, rispetto ai gas serra generati da terreni coltivati con metodi tradizionali”.

In sintesi

Quando si danneggia il suolo o si abbattono gli alberi, si libera carbonio, che ritorna nell’atmosfera sotto forma di CO2, aumentando l’effetto serra.
Un terreno sano e vivo, ricco di vegetazione, assorbe acqua ed anidride carbonica. Quando lo distruggiamo le abbandona e si asciuga, avviando il processo di desertificazione ed alterando il microclima.

Come possiamo intervenire?

È palese che per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, dovuto all’alterazione dell’effetto serra, sono necessarie specifiche politiche governative. Serve inoltre mutare i nostri stili di vita, ma il cammino è lungo e presuppone un profondo cambiamento culturale.
Ecco perché è urgente affiancare ai processi di conversione ecologica, anche delle azioni che portino rapidamente ad un abbassamento dei livelli di CO2.
Piantare alberi è l’azione più semplice che si possa pensare e, anche se non risolve il problema nel suo complesso, può essere d’aiuto.
Attualmente, sulla Terra ci sono 5,5 miliardi di ettari di boschi (dati Fao).

Secondo il recente rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) per ridurre di 1,5 °C il riscaldamento globale entro il 2050, sarebbe necessario avere un miliardo di ettari in più di foreste.
Come serbatoi naturali del carbonio i boschi svolgono quindi un ruolo fondamentale, per il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati dal Protocollo di Kyoto.

Noi di Martini Living Solutions, vogliamo comunicare in modo concreto il nostro impegno ambientale, oltre che con l’azione quotidiana di riqualificazione energetica, anche donando un albero ai nostri clienti, passati, presenti e futuri.
Questi alberi verranno piantati in sei zone del mondo, dove la nostra foresta potrà contribuire a rendere il mondo sempre più verde e pulito, creando valore per l’intero pianeta, grazie anche alla vostra collaborazione.

Con la condivisione dell’articolo potrete divulgare questo messaggio, affinché possa sensibilizzare il maggior numero di persone a lasciare un ambiente più sano ai nostri figli.

Per approfondimenti sul nostro progetto, potrete visitare il sito https://www.treedom.net/it/organization/martini-living-solutions-srls/trees

 

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